Se gli oggetti raccontassero la storia del loro comparire e scomparire, del loro spostarsi sulla superficie della terra, portati dal caso, dalla necessità e dalle passioni umane, rivelerebbero un intreccio avvincente capace di svelare significati nascosti nello scorrere della #StoriaDellUmanità.
Andiamo a scoprire l' india: La Filosofia del Tessere.
Se infine si raccontasse quella incantevole storia che da millenni lega l'India alla civiltà occidentale si rivelerebbero tutte quelle somiglianze, tutte le coincidenze che svelano le affinità dei popoli euroasiatici e delle loro culture, che vengono emergendo solo in certi momenti della #Storia.
L'India ha un arcolaio sulla sua bandiera e la #Tessitura è stata sin dalla preistoria una delle sue principali arti; da millenni si è mantenuta tramandando i suoi messaggi simbolici di padre in figlio, di villaggio in villaggio, attraverso l'originalità di un motivo, la vivacità del disegno, l'alchimia del colore. I colori, dicono gli indiani, producono le modulazioni dell'anima; il rosso dell'eroismo rajastano, l'ocra del lavoro della terra, il bianco della rinuncia, il giallo dell'illuminazione, l'indaco dei monsoni, sono l'arcobaleno della civiltà. Sui #TessutiIndiani è raccontata la storia del mondo come nei miti e nelle epiche.
Si racconta di un Dio ragno che avrebbe tessuto tutto il cotone dell'India in una immensa ragnatela, estesa oltre l'Himalaya per catturare il Dio degli invasori indoeuropei, gli ariani; di una regina sconfitta e fatta schiava dal vincitore che ordinò alle guardie di denudarla, ma le sue vesti si moltiplicarono, avvolgendosi alle colonne della sala e soffocando il conquistatore.
Durante gli #ScaviArcheologici della città di Harappa, invasa e probabilmente distrutta dagli ariani nel 2000 a.C. circa, brandelli di tessuti ritrovati in un vaso d'argento rivelano le stesse tecniche di tintura usate nell'India contemporanea. Gli imperatori romani conoscevano la finissima mussola di cotone, la chiamavano «Tessuto dei venti dell'India» e le monete romane trovate negli scavi indicano che già allora l'Occidente desiderava i prodotti di quei maestri artigiani.
I greci, i persiani, i mongoli che invasero l'India nei millenni della sua storia, vi giunsero attirati dalle ricchezze di cui si narrava; in seguito anche la loro cultura ne fu modificata e fu assorbita dal grande magma indiano dove tutto si sedimenta senza mai scomparire. L'India accoglie tutto: popoli, religioni, usanze, tecniche e tutto lì sopravvive contemporaneamente. Tutto è scritto nei suoi #Tessuti: il lusso dei #Broccati, il fruscio delle #Sete, la leggerezza del #Cotone hanno sempre affascinato l'Europa, una memoria tattile delle proprie radici culturali.
Nel 1876 la regina Vittoria fu proclamata imperatrice dell'India, la ricchezza dei tessuti contribuì alla #RivoluzioneIndustriale inglese, trasformando la Compagnia delle Indie in un impero economico, portatore di nuove tecnologie. Il #MahatmaGandhi capì l'importanza della tessitura, sia dal punto di vista filosofico che politico; esortò ogni indiano a filare il cotone quotidianamente per il silenzio interiore e ad indossare solo i propri tessuti, in risposta al giogo economico inglese che aveva soffocato quest'arte in India, fabbricando i tessuti a macchina in Inghilterra.
«L'India e l'Italia sono simili», scrive #JawaharlalNehru nella sua autobiografia del 1936: «ambedue paesi con antiche tradizioni alle spalle ... in tutta la diversità l'unità ha sempre prevalso ed il concetto di Italia, come quello di India non è mai scomparso ... c'è somiglianza anche nella loro posizione geografica nei due continenti».
Oggi il grande sarto Capucci, mago dei colori e delle forme sogna con l'ausilio dei tessuti serici e dei colori dell'India, e le viaggiatrici più accorte cercano il raro scialle di #ShahTush così caldo ma così soffice e leggero da poter passare attraverso il più piccolo degli anelli che portano. Il fascino si fa ancora sentire.
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